Presentata Interrogazione con la quale si chiede alla Giunta regionale se ci siano i presupposti per rivedere un tipo di conduzione che non sta dando i frutti sperati

Roma, 16 febbraio – “L’impiego poco razionale del personale sanitario dell’Ospedale San Filippo Neri, sta producendo effetti infelici sul carico di lavoro dei medici, sulla gestione stessa della pandemia e sulla tutela della salute di pazienti e operatori. Da qui l’Interrogazione a risposta scritta con la quale ho chiesto alla Giunta regionale se ci siano i presupposti per rivedere questo tipo di conduzione che non sta dando i frutti sperati”.
Così in una nota Loreto Marcelli, consigliere M5S alla Regione Lazio e vice-presidente della Commissione Sanità.

“Nella gestione dell’emergenza sanitaria ancora in atto – ha dichiarato Marcelli – la Direzione Sanitaria dell’Ospedale (ASL Roma 1), ha pensato di istituire delle equipe multidisciplinari da inserire nei reparti COVID a fianco degli internisti, composte da chirurghi, ortopedici, chirurghi generali, ed altri specialisti. Purtroppo queste equipes, alla prova dei fatti si sono rivelate poco efficaci: le turnazioni vedono un sovraccarico per gli operatori costretti a lavorare sia nei reparti Covid che nelle UOC di provenienza ed un rischio alto di contagio in quanto, in alcune UOC che hanno “prestato” i loro dirigenti per tale servizio, oltre a determinarsi una carenza del personale di guardia chirurgica, che ha investito ovviamente tutte le diverse specializzazioni, si sono avuti diversi casi di infezione”.

Un’altra recente disposizione adottata dalla Direzione Sanitaria è stata quella della “centralizzazione” del Day Hospital, scegliendo di inviare le patologie da trattare in regime di DH all’ospedale Regina Margherita. Una tale scelta – ha continuato il consigliere del Movimento 5 Stelle – se applicata correttamente avrebbe potuto avere risvolti altamente positivi, ma al contrario, nella fattispecie, ha provocato un notevole disagio sia per il personale che per i pazienti, poichè molte periferie di Roma distano parecchi chilometri dal centro. Risulta evidente che, il raggiungimento di un Day Hospital collocato in una zona centrale della città, come Trastevere, con le connesse difficoltà di parcheggio, non rappresenti una facilitazione per pazienti, molti dei quali in età avanzata, con la conseguenza che tale accentramento ha portato ad una riduzione drastica delle sedute operatorie di Day Hospital, da 5 a 1 alla settimana. A questo dato va aggiunto che i chirurghi che vanno ad operare in Day Hospital, sono gli stessi impiegati a rotazione nei reparti COVID, a titolo di consulenza, e rappresentano pertanto un possibile veicolo di contagio. Oltre a ciò, è pratica oramai consolidata da numerosi anni, per alcuni reparti del nosocomio, come il reparto di Chirurgia d’Urgenza oggetto dell’interrogazione, la nomina di un “facente funzione” al posto di quella di un primario legittimato da un regolare concorso. Sia dal punto di vista operatorio che da quello amministrativo e medico legale, lo stress che vivono molti medici della Chirurgia d’Urgenza, investiti dal precariato apicale del “facente funzione”, genera un grave disagio che si ripercuote, in assenza di un referente certo in grado di interagire con l’Amministrazione proporzionalmente al peculiare regime di emergenza/urgenza del reparto, sui contatti con i pazienti e con i relativi familiari”.

La situazione va presa di petto, serve una ragionevole rimodulazione dell’impiego del personale sanitario del Presidio Ospedaliero, una valutazione sull’opportunità di centralizzare il Day Hospital al Regina Margherita e va posto fine alla politica della nomina dei “facenti funzione” per brevi periodi di tempo, individuando, in considerazione delle delicate condizioni di urgenza ed emergenza in cui è chiamata ad operare, la figura di un primario di ruolo attraverso il concorso”, conclude Loreto Marcelli.