Roma, 17 marzo – “Le difficoltà di comunicazione per le  persone prive di udito, in questo momento di pandemia in cui siamo costretti ad indossare le mascherine, assumono una estrema rilevanza. In particolare in tutte quelle situazioni di emergenza sanitaria in cui capirsi al volo può contribuire a risolvere in modo celere e positivo momenti di criticità. Per questo ritengo che interventi mirati a ridurre questi ostacoli attraverso la presenza di traduttori della Lingua dei Segni o l’utilizzo di dispositivi che consentano la visibilità delle labbra debbano essere condotti in modo tempestivo”

Così Francesca De Vito, consigliera M5S alla Regione Lazio.

“Già dal febbraio dello scorso anno è stato approvato, in Consiglio Regionale – continua la consigliera del Movimento 5 Stelle –  un mio ordine del giorno che  chiedeva di garantire la presenza h24 presso i Pronto Soccorso e prevedere la formazione di operatori sanitari qualificati presso ogni Dipartimento di Emergenza , Urgenza e Accettazione della rete ospedaliera regionale. Ora, anche  alla luce della formazione, da parte della Regione Lazio, di  operatori della Protezione Civile in grado di capire la lingua dei segni, realizzato nell’ottobre 2020, concorso “L.I.S.- Lingua dei Segni Italiana nel settore delle Emergenze”, non si capisce perché non si sia ancora dato seguito a quanto approvato ormai più di un anno fa. Per questo ho presentato una nuova interrogazione, per chiedere cosa si stia facendo riguardo ad un problema già evidente che in questo momento di pandemia diventa impellente”.

“Voglio ringraziare anche la sensibilità della Commissione politiche sociali del Municipio X di Roma Capitale e del suo Presidente Alessandro Nasetti per aver ospitato di recente le dirette testimonianze attraverso l’Associazione Sordi X Municipio e aver sollecitato e ribadito quanto  sia necessario, all’interno dei luoghi di emergenza sanitaria, la facilitazione della comunicazione indirizzata a persone che non sentono e che hanno come unica risorsa quella di leggere il labiale di chi gli parla o quella di incontrare personale che conosca la Lingua dei Segni”, conclude De Vito