Quando l’Ospedale “Angelucci” di Subiaco, ricadente nella ASL Roma 5, fu inaugurato il 5 novembre 1978 dall’allora Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, poteva contare su 230 posti letto e una previsione di 350 dipendenti.

Ad oggi è la struttura ospedaliera con meno posti letto per pazienti acuti di tutto il Lazio, con 26,9 attivi per tutto il territorio della Valle dell’Aniene.

Del tutto scomparsi i reparti di Rianimazione, Ortopedia, Pediatria e Ginecologia, mentre alla Chirurgia generale e d’urgenza restano soltanto 4 posti letto, accorpati al reparto Medicina, ma senza personale infermieristico ed anestesisti e il Pronto Soccorso è coperto da soli quattro medici.

Per di più, dal 2016 è l’unico nosocomio del Lazio che deve condividere la struttura con il REMS, vale a dire la “Residenza per l’esecuzione delle Misure di Sicurezza sanitaria”, che ha preso il posto dei vecchi ospedali psichiatrici giudiziari chiusi per legge, con ben due piani su quattro destinati ad ospitare gli autori di reato con problemi psichici, prosciolti perché incapaci di intendere e di volere.
Ciò significa che, di fatto, è stata dimezzata la capacità dell’ospedale di soddisfare il fabbisogno sanitario di una popolazione di 45mila abitanti.

L’Ospedale di Subiaco, inoltre, è l’unico dei cinque presidi dell’Asl Roma 5 ad essere dotato di un’ambulanza-navetta attiva solo di giorno e non H24.

Una situazione di totale squilibrio e precarietà che fa temere per una struttura che è stata svuotata dei servizi vitali per un territorio montano, nel quale gli abitanti devono affrontare anche difficoltà logistiche e strutturali per raggiungere in breve tempo i centri sanitari.

Guarda le testimonianze dei cittadini